Un affare di eredità-Sperling & Kupfer Editori

 
Titre original
  Une affaire d'héritage
 

© Sperling & Kupfer
Editori
  Titre Un affare di eredità
Éditeur Sperling & Kupfer Editori
Lieu d'édition Milano
Année de l'édition 1993
Année du copyright 1991 (Grasset), 1993 (Sperling & Kupfer Editori) pour la traduction italienne
Langue Italien
Genre Roman
 
 
Présentation du livre par l'éditeur
 
Samuel Levinson, geniale scienzato, muore assassinato in una taverna di Vienna. A New York, il figlio David e la vedova Eliane sono minacciati e pedinati da loschi individui che hanno tutta l'aria di fare sul serio… Per risolvere una situazione divenuta intollerabile, David inizia a indagare sui trascorsi del padre, in particolare sui suoi legami con un gruppo di ebrei sopravvissuti all'Olocausto, sulla sua melomania e sulla passione per il collezionismo che gli faceva spendere fortune alla ricerca di oggetti appartenuti a Mozart. Un'ex allieva del professore, Carol Grant, si fa viva con David e insiste per accompagnarlo nella capitale austriaca e quindi in Tailandia sulle tracce di un oscuro mistero. L'incontro con la giovane suscita nell'uomo una profonda inquietudine mista a sospetto – chi è veramente ? Perché si mostra così interessata a quella faccenda ? – ma risveglia anche in lui un'attrazione viscerale. In un'alternanza di opposti, fieri sentimenti, i due si cercano e si respingono, si amano e si odiano mentre attorno a loro si dipana una storia dagli esiti imprevedibili, popolata di personaggi curiosi e sfuggenti e in cui un torbido passato torna a ossessionare il presente. Dal clima soffocante della New York estiva al fascino un po' rétro e un po' kitsch di Salisburgo, all'esotico décor tailandese, il dramma personale dei protagonisti e la loro rovente love story si fondono con il brivido del thriller. Elegante nello stile, ricco di atmosfere suggestive, sapientemente evocate, un romanzo di grande fascino ed equilibrio, a lungo ai vertici delle classifiche francesi.
© Sperling & Kupfer Editori et Christine Arnothy
© Christine Arnothy